
Io credo che a questo punto, tutti polarizzati e arroccati come siamo sulle nostre ormai granitiche posizioni acquisite dopo 8 mesi di guerra, sia importante cominciare a valutare la forza delle nostre fonti.
Se hai fretta…
sappi che il pippone che segue serve a farti (ragionare e) leggere l’opinione informata del professor John Joseph Mearsheimer, politologo americano e studioso di relazioni internazionali, che appartiene alla scuola di pensiero realista. È professore di servizio distinto di R. Wendell Harrison presso l’Università di Chicago. È stato descritto come il realista più influente della sua generazione. Il testo trascritto di un suo intervento che vorrei leggeste tutti, lo potete trovare subito cliccando QUI
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Molti dei miei interlocutori, guerrafondai incalliti che ragionano in termini di vittoria e sconfitta e di grandi principi universali da difendere, sembrano essersi formati le loro idee sul giornalismo d’assalto, quello schierato e di parte ma comunque convincente. Sono vittime di quei falchi con la penna in mano, quelli che scrivono di armi, di democrazia e di un grande occidente liberale che esiste solo nelle loro realtà allucinatorie parallele. Questi mostri odierni, non lo si può negare, agli intellettuali gli assomigliano: sono uomini di cultura e spesso conquistano posizioni di rilievo nell’editoria e nel giornalismo. Ma intellettuali NON SONO. Li sentiamo starnazzare nei talk show, questi maledetti talk show sui quali forse dovremmo cominciare a interrogarci seriamente, e li lasciamo diffondere opinioni del tutto discutibili dalle altisonanti colonne dei giornali nazionali, sia cartacei che online. E questa, però, è la loro unica funzione sociale: fare da cassa di risonanza alle idee e alla narrazione che fa comodo al potere finanziario. Convincere i popoli, manipolando l’opinione della gente, che la linea dura dei loro leader è quella giusta e che è necessario il loro sostegno elettorale per proseguire nella direzione giusta. Direzione spacciata come interesse addirittura supremo, al di sopra perfino dell’interesse concreto delle persone: un interesse quasi divino e universale, quello dei grandi principi dell’Occidente liberale. Chi se ne frega se crolleranno le nostre economie, chi se ne frega di far morire milioni di ucraini, chi se ne frega perfino se finiremo tutti a vivere in un inverno nucleare post apocalittico: l’importante è difendere il principio dettato da Dio della sacra democrazia liberale occidentale!
Bene, QUESTE NON SONO FONTI. Sono solo i falchi del regime amplificati dai media di massa. E le loro non sono “idee” né opinioni informate: sono mera propaganda funzionale alla continuità del potere e all’egemonia territoriale degli imperi. Quel potere e quegli imperi che, semplicemente, gli danno da mangiare.
E’ per colpa loro se siamo qui, dopo qualche mese, tutti pieni di odio, reciprocamente pronti a prenderci al collo per dei principi che vengono spacciati per assoluti e universali ma che, di fatto, nemmeno esistono. Non siamo nemmeno riusciti a dargli una definizione, alla democrazia, e ogni paese la vede e la interpreta come gli pare. Figuriamoci difenderla nel parco anarchico della geopolitica internazionale.

Siamo lì: da una parte coloro che hanno paura e vorrebbero la pace, e dall’altra coloro che hanno paura, e vorrebbero la sconfitta del nemico prima che possa nuocere ulteriormente. Tutti abbiamo paura, perchè l’importante, oggi, è avere paura. Ma da una parte ci sono quelli che vorrebbero solamente vivere sereni in un mondo pacifico e collaborativo, dall’altra i falchi che pensano che si vis pacem para bellum.
E pensare che se solo ci fossimo informati presso fonti affidabili, tutti e dall’inizio, oggi ci sarebbe molta meno polarizzazione e molto meno astio reciproco.
Ora, però, è venuto il momento della resa dei conti. In questi giorni sto mettendo sul tavolo una lista di intellettuali specchiati, persone di altissimo valore e mai in odore di complottismo, che insegnano nelle maggiori università del mondo e che hanno al loro attivo pubblicazioni importanti nei rispettivi campi di interesse.
Bene, queste persone si stanno sgolando, da mesi, nel tentativo di far ragionare non solo i nostri leader, ma anche e soprattutto i popoli, la gente impazzita dalla quale i leader traggono la loro forza politica. Lo sforzo appare improbo perchè nessuno legge più un libro, nessuno va a prendersi le informazioni dove vengono prodotte, presso le fonti vere. Ormai cosa dobbiamo pensare ce lo dicono i talk show, gli influencer e qualche linketto qua e là buttato giù dal debunker di turno, che in due paroline ad uso e consumo degli analfabeti (cui per missione si rivolge) smonta qualsiasi cosa, basta che gli fa views. Ma noi siamo qui, imperterriti a fare il nostro lavoro non retribuito – che è l’unico modo in cui può essere fatto il lavoro della diffusione della verità al momento.
L’intellettuale di oggi è:

John Joseph Mearsheimer, politologo (notare:) americano e studioso di relazioni internazionali, che appartiene alla scuola di pensiero realista. È professore di servizio distinto di R. Wendell Harrison presso l’Università di Chicago. È stato descritto come il realista più influente della sua generazione.
Mearsheimer è meglio conosciuto per aver sviluppato la teoria del realismo offensivo, che descrive l’interazione tra le grandi potenze come guidata principalmente dal desiderio razionale di raggiungere l’egemonia regionale in un sistema internazionale anarchico. In accordo con la sua teoria, Mearsheimer crede che il crescente potere della Cina la porterà probabilmente in conflitto con gli Stati Uniti.
Questa personalità autorevole, il 16 giugno 2022 ha visitato Villa Schifanoia, a Firenze, per discutere dell’attuale invasione russa in Ucraina ed esplorare le potenziali cause e conseguenze della crisi. L’evento, organizzato dal Centro Robert Schuman e dal Dipartimento di Storia della EUI, ha raccolto quasi 200 partecipanti di persona e online. Pochine, dato il peso dell’evento. Ma tant’è. Siamo qui anche per questo.
Il politologo ha sostenuto che gli Stati Uniti sono i principali responsabili della crisi ucraina, anche se Putin ha iniziato la guerra ed è il responsabile della condotta della Russia sul campo di battaglia: “Il mio punto chiave è che gli Stati Uniti hanno spinto in Ucraina delle politiche che Putin e i suoi colleghi vedono come una minaccia esistenziale per il loro Paese […] nello specifico parlo dell’ossessione americana di far entrare l’Ucraina nella NATO e di farne un baluardo occidentale al confine con la Russia”.
Il professor Mearsheimer ha insistito sul fatto che Mosca non è interessata a far diventare l’Ucraina parte della Russia, ma ad assicurarsi che non diventi un trampolino di lancio per l’aggressione occidentale; e che la Russia non può sentirsi sicura, svilupparsi ed esistere se deve affrontare una minaccia permanente dal territorio dell’attuale Ucraina. Ha insistito sul fatto che, nonostante la narrazione occidentale sulla NATO, l’aspetto determinante per comprendere le cause profonde di questo conflitto è il modo in cui Mosca vede le azioni dell’alleanza.
Il testo trascritto del suo intervento lo potete trovare cliccando QUI
Non è – e non potrebbe essere – una lettura breve. E’ un articolo da leggere, è l’opinione informata e ragionata di una personalità autorevole, non una sintesi giornalistica ad uso e consumo dei Fantozzi moderni in giacca cellulare e cravatta, sempre di fretta nei loro affari importantissimi ma sempre pronti a sparare la propria su ogni fatto dello scibile.
Non vi fermate a quelle frasi per le quali avete già la risposta acritica pronta che avete sentito da Rampini o da Vespa: proseguite nella lettura, prendetevi sti 5 minuti in più e cercate di comprendere quello che è – non una marachella al baretto del quartiere tra Giggetto “o mariuolo” e Frankino er pizzettaro ma – un grosso intreccio internazionale che coinvolge le più grandi potenze economiche e militari del 900, in un contesto geopolitico complesso.
Se proprio non potete fare a meno di dire sempre la vostra, almeno cominciate a considerare l’importanza del supporto delle fonti.
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