
Non abbiamo nulla contro la pagina facebook “GreenMe“, né tanto meno contro gli amici della pagina “Scienze Naturali“. Vogliamo solo portare alla vostra attenzione un fenomeno, tra i tanti, che nasce come innocuo, per alcuni è addirittura indispensabile, e probabilmente, quasi sempre, è involontario: il fact-checking inteso non come controllo oggettivo e utile delle informazioni ma come puro e semplice clickbait.
Ora, facciamoci una domanda: cos’è che spinge spesso i fetenti del web a inventare di sana pianta delle informazioni e a diffonderle in rete? La pecunia. Il vil denaro. Esistono degli individui che, vuoi per un’indole terrorista, vuoi per il gusto della burlonaggine, vuoi per far colpo sulla fidanzatina mostrandogli di esser capaci di mandare virale un post, inventano, distorcono o decontestualizzano informazioni reali con il solo ed unico scopo di intascarsi i soldini della pubblicità (o anche solo la visibilità).
Ma la domanda che ne consegue è, a mio parere, altrettanto inquietante: cosa spinge, invece, i debunker a mettersi lì a smontare queste sciocchezze con il loro LAVORO nobile e certosino? Ebbene sì: la medesima pecunia e la medesima visibilità.
A coloro che immaginano un mondo ideale fatto di persone che compiono azioni lavorative per il mero bene della società e per l’amore della sacrosanta verità, vorrei ricordare che la messa inizia alle 8 e finisce alle 9, seguita dall’oratorio e poi dal catechismo. E che tutto questo, invero, è chiuso all’interno del recinto della chiesetta di quartiere, o meglio, tra gli argini della fantasia e dell’utopia.
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La conclusione è che sì, purtroppo si dovrebbe avere lo stesso atteggiamento di diffidenza sia verso il complottista, cioè verso la falsità e la costruzione, che, ahimé, nei riguardi di questi sedicenti fact-checker, che negli ultimi anni spuntano non come i funghi, ma come i conigli.
E così, in mezzo a qualcuno che è riuscito a fare davvero luce su questioni controverse o poco chiare rendendo oggettivamente un servizio alla società, ecco emergere questo fiume in piena di cazzari che, travestiti da gente per bene, controllano e compiono per noi il lavoro sporco (perchè, si sa, noi massa di poveri idioti siamo sciocchi, pigri e incolti, mentre loro sono colti e hanno a disposizione i potenti mezzi della CIA).
Come in questo caso: GreenMe riporta che Scienze Naturali ha fatto per noi idioti anche questo sporco lavoro e finalmente possiamo dire con solenne orgoglio che NO! la formica non è come nella foto di sinistra, cioè così:

ma – reggetevi forte – come nella foto di destra, e cioè così:

Ora, vi va di fare un po’ di debunking del debunker?
Partiamo: la prima foto non è una foto divulgativa, scattata con l’intento di informare. Al contrario, è diventata nota PER LA RAGIONE CHE HA VINTO UN CONCORSO DI FOTOGRAFIA, in cui si valuta la bellezza dello scatto, e quindi voleva intenzionalmente essere bella e non informativa.
Il suo autore, <<il fotografo naturalista Eugenijus Kavaliauskas, che con questa incredibile fotografia si è distinto ricevendo un premio nella Nikon Small World Competition contest di microfotografia, aveva già ottenuto vari riconoscimenti catturando strepitose fotografie di uccelli, ed ora ha deciso di mettersi alla prova in un altro campo: gli insetti.>>, ci dice GreenMe.
Tutto qua. Bastava questo, no?
Niente affatto, non ci sarebbe stato il clickbait. La foto l’avevamo già vista tutti sui media opportuni, quindi bisognava pur inventarsi qualcosa, per convincere la gente a cliccarci di nuovo sopra. E allora ecco qui: <<LA FOTO NON E’ VERA, LA FORMICA NON E’ COSI’>>, ci racconta il debunker di turno.
Ma dite la verità, voi vedete differenze tra le due foto? Onestamente, confrontiamo le due fotografie: NESSUNA DIFFERENZA. Non c’è stato alcun ritocco formale, le due fotografie riprendono indubbiamente LO STESSO SOGGETTO naturale. Quelle che cambiano sono solamente l’angolazione e la luce.
Quindi, oggettivamente, non c’era proprio niente da dire. E cosa fai quando non hai niente da dire ma devi pur portare a casa la pagnotta? Ti inventi qualcosa da dire.
Vi ricorda qualcuno? A me sì: quel tale fetente del web…
Concludo: come ho detto, non ho nulla contro le due pagine facebook, che io personalmente seguo anche con piacere. E’ la riflessione, che mi interessava riportare: le pagine di debunking e di fact-checker, spesso, sono mosse dallo stesso identico movente che spinge i complottisti a scrivere sciocchezze: il dover portare a casa la pagnotta.
Purtroppo, amici miei, il mondo è ancora più complicato di così. Quando vi portano una informazione, non basta opporgli una paginetta di debunker che è stata scritta e messa lì proprio per essere trovata da voi, nel momento in cui volete avere un argomento per smontarne un altro. A volte gli argomenti riportati in quelle pagine sono fallaci o tendenziosi tanto e quanto gli argomenti che vi proponevate di smontare.
Facendovi fare una DOPPIA figura da analfabeti: la prima per non aver cercato voi stessi di smontare una tesi che non condividete, affidandovi ad altri; e la seconda per essere caduti nello stesso identico errore che contestate al vostro interlocutore, e cioè quello di non aver capito né la realtà né il modo in cui viene descritta nell’articolo del debunker.
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